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Papa Francesco: “La Chiesa è misercordia, non tortura. Anche per divorziati, omosessuali e donne che hanno abortito”


Dopo Giovanni Paolo II credevo che nessun altro Papa potesse reggere il confronto, invece Papa Francesco mi ha stupito e coinvolto. Mi piace, mi da fiducia, mi da gioia. Lui parla con parole semplici, con messaggi chiari, con sincerità, anche di argomenti scottanti che fino ad ora la Chiesa ha sempre evitato. Lui no. Papa Francesco torna a parlare di divorziati, omosessuali, donne che hanno abortito. Spalancando loro l’abbraccio della Chiesa, che è “misericordia, non tortura”. “La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose”, continua Papa Bergoglio nell’intervista a La civiltà cattolica, “in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: Gesù Cristo ti ha salvato!. Dobbiamo annunciare il Vangelo su ogni strada, predicando la buona notizia del Regno e curando, anche con la nostra predicazione, ogni tipo di malattia e di ferita”. Poi ci parla degli omosessuali: “A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali, che sono ‘feriti sociali’ perché mi dicono che sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati”, continua ancora Papa Francesco. “Ma la Chiesa non vuole fare questo. Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo io ho detto quel che dice il Catechismo. La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile. Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: ‘Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?’. Bisogna sempre considerare la persona”.


Il suo modo di fare, il suo modo di essere, il suo modo di parlare, mi colpiscono e mi coinvolgono, mi riavvicinano ad una religione che non ho sentito più mia per tanto tempo. “Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente”, continua ancora Papa Francesco, “La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla ‘sicurezza’ dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante. Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona, Dio è nella vita di ciascuno. Anche se la vita di una persona è stata un disastro, se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa, Dio è nella sua vita. Lo si può e lo si deve cercare in ogni vita umana. Anche se la vita di una persona è un terreno pieno di spine ed erbacce, c’è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere. Bisogna fidarsi di Dio”.

Grazie Papa Francesco, grazie a nome mio e a nome di tante altre persone.
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