Danielino
Daniele è un ragazzo di sedici anni che inizia a lavorare per Ciro, quindi per i Savastano, e si ritroverà coinvolto in una faccenda troppo grossa per la sua giovanissima età, proprio a causa del suo mentore. E' un ragazzo con la passione per le motociclette di grossa cilindrata e gioca a fare l'uomo, come tanti ragazzi della sua età, ma si lascerà manipolare facilmente da Ciro.
Vincenzo Sacchettino
La camorra non è una fiction. E la fiction, per quanto cruda, non può essere la camorra. Ci sono storie che si intrecciano, tra finzione e realtà, tra sogni, aspirazioni e impotenza, dove spesso i protagonisti non sanno più distinguere ciò che è vero da ciò che è falso.
Questa è la storia di un ragazzo di Scampia che all'improvviso si ritrova a diventare attore quasi per gioco, assoldato per interpretare sul piccolo schermo quella che è la sua vita nella realtà. Nel provino è stato bravo, basta non fingere. Gomorra lo prende. La serie tv in onda su Sky che ormai ha polverizzato qualsiasi record di audience. Lui, quindici anni, padre e madre in galera. Come il fratello più grande. Vive a casa, all'ombra delle Vele, solo con la nonna e un'unica possibilità per uscirne fuori: la scuola. La Virgilio IV. Comincia un percorso che solo un istituto di frontiera può offrire. Sembra funzionare. Nel 2011, viene pubblicato un libro con i temi degli alunni della Virgilio. Il titolo è I sogni son desideri, curato da Paolo Chiariello. Il tema di Vincenzo, 12 anni (oggi ne ha 16), è a pagina 187. «Io ho più di un sogno — scrive — da grande vorrei rimanere a vivere con mio padre e mia madre visto che l'infanzia non la sto passando con loro. Sogno che quando usciranno dal carcere andremo a vivere tutti insieme, lontano da Napoli». E poi: «Quando sarò grande non farò mai l'errore di mio padre. Non vale la pena di buttare via la vita in una cella o peggio in una bara per i soldi». Vincenzo non era ancora diventato ‘‘Danielino'' nella serie tv. Altro che comparsa. Quasi un personaggio principale. La sua fidanzatina nella fiction interpreta Gelsomina Verde, la ragazzina attirata in una trappola, uccisa e carbonizzata nella sua auto. Anno 2004. Non è un'invenzione cinematografica, è il racconto della realtà. Sullo schermo anche ‘‘Danielino'' finisce male, attirato in una trappola mortale e ucciso dal boss avversario. E Vincenzo? Le riprese finiscono. Lui tra provini, set, e scene da imparare e riprovare, non è più andato a scuola. Le assenze sono state talmente tante che i docenti avrebbero dovuto attenersi alle regole e bocciarlo. Ma lo ammettono ugualmente agli esami. Il ragazzo non si presenta. Deve recitare. Poi le telecamere, le troupe di Gomorra sono andate via e Vincenzo resta solo. Alla Virgilio IV a settembre non torna, i suoi professori, il preside, vanno a cercarlo. Ma niente. Finché la sera del 26 gennaio succede qualcosa che non sarebbe dovuto succedere. I giornali riportano la notizia: «Un gruppo di ragazzi tra i 15 e i 18 anni ha aggredito, ieri notte, un giovane di 21 anni in via Zuccarini, nel quartiere di Scampia, all'altezza della stazione della metropolitana. In 6-7 lo hanno preso a calci e pugni, mentre un 15enne lo ha accoltellato. Altri due lo hanno aggredito alle spalle: uno era armato di coltello e ha sferrato una decina di fendenti, 7 dei quali giudicati dai medici potenzialmente letali». I ragazzini stavano facendo pipì nella stazione e il ventunenne li aveva sgridati. Quella era stata la reazione. Il giovane fortunatamente riesce a cavarsela, ma denuncia i suoi accoltellatori. È del quartiere, li conosce. Vincenzo finisce nel centro di prima accoglienza dei Colli Aminei. Ora è in una comunità di rieducazione. In aperta campagna, in un luogo totalmente diverso da Scampia e che non vale la pena di nominare. Lì può rivedersi in televisione, e commentare la sua interpretazione su Facebook, con i suoi fan. «Sono andato a trovarlo la settimana scorsa — racconta il preside della Virgilio IV, Paolo Battimiello — è sereno. Spero che riesca a riprendere quel percorso che aveva cominciato con noi». Però non lo ha concluso. «Io vorrei che da questa storia, che speriamo non sia irrimediabile, fosse chiara una cosa. E che cioè in queste realtà la scuola è l'unico argine, l'unica possibilità che si ha per fare terra bruciata intorno alla malavita, per distruggere la cultura camorristica». Cosa avrebbe dovuto fare Vincenzo, non andare a fare i provini per il telefilm Gomorra? «No, ovvio. Ma quando l'hanno preso mi sarei aspettato che la produzione fosse venuta a parlare con me per spiegarmi cosa avevano intenzione di fare. Avremmo sicuramente trovato un percorso comune per tutelare al massimo Vincenzo, minorenne. E invece nulla, e lui non è andato più a scuola. Ha creduto di essere diventato un attore affermato, ha toccato con mano una vita diversa. O un sogno che lo ha inebriato. Forse immaginava che lo avrebbero portato con loro. Invece è rimasto qui, solo, senza scuola, sbandato. Nessuna accusa, per carità. Ma chiedo una riflessione seria su queste cose. Come si fa a far diventare il dolore spettacolo e chiamare ad interpretarlo le persone che lo vivono? Nel 2008 Roberto Saviano scrisse un articolo sul fatto che i ragazzi del film Gomorra erano stati bocciati. La colpa non è della scuola. Io dico che a Scampia non può esserci la stessa struttura che sta a Posillipo. Ma è così. E le regole sono uguali per tutti: chi supera un tetto di assenze non può essere promosso». Che scuola ci vorrebbe? «Una aperta, sempre al quartiere, che possa fare operazioni serie per i ragazzi. Invece sa che succede? Noi a metà giugno avremo i finanziamenti che ci spettano ma sono vincolati a essere spesi entro novembre. Ma chi decide lo sa che questa è una scuola e che d'estate chiude e riapre a settembre?».
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