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Tassa di concessione governativa sui cellulari: come chiedere il rimborso

La tassa di concessione governativa sui telefoni cellulari con utenza in abbonamento è stata dichiarata illegittima da due sentenze della commissione tributaria regionale del Veneto dello scorso gennaio: ora gli utenti possono chiederne il rimborsoLa prima associazione di consumatori che ha lanciato una sorta d'istanza collettiva per gli intestatari di un abbonamento di telefonia mobile che vogliono farsi restituire il "maltolto" è stata l'Adoc (Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori). L'organizzazione, che da anni invoca l'abolizione della tassa, ha messo a disposizione sul proprio sito internet un modello di lettera di diffida (clicca per scaricarla) da inviare tramite raccomandata con ricevuta di ritorno alla propria compagnia telefonica, allegando una copia delle fatture e delle ricevute di pagamento.




Chi può chiedere il rimborso?
A presentare richiesta di risarcimento può essere chiunque abbia sottoscritto un abbonamento (e non un piano ricaricabile) con un gestore telefonico di rete mobile. La sentenza della commissione tributaria. Secondo il presidente dell'Adoc, Carlo Pileri, chiedere il rimborso conviene soprattutto per chi possiede più utenze.
Quanto può essere restituito?
Il massimale del rimborso può arrivare fino a 464,76 euro per le imprese e gli enti locali e fino a 186 euro circa per i privati. In sostanza, si può recuperare quanto si è indebitamente versato allo Stato per tre anni. L'Unione Consumatori, un'altra associazione che sta studiando una class action per la restituzione dei soldi, fa notare però che se lo Stato facesse ricorso in Cassazione e lo perdesse, il pagamento di questa tassa potrebbe essere riconosciuto come "indebito" (e non solo "erroneo") e questo darebbe agli utenti la possibilità di fare una richiesta di risarcimento che va indietro di dieci anni.
Quanto si pagava?
Finora la tassa di concessione governativa era prevista per tutti gli intestatari di abbonamenti di telefonia mobile. I privati dovevano pagare sul loro conto telefonico 5,16 euro al mese, mentre i titolari di utenze business (enti locali e aziende) erano costretti a versare un importo ancora più salato: 12,91 euro mensili, anche se il costo poteva essere dedotto all'80% nella dichiarazione di redditi.


La polemica sul "balzello"
L'imposta è diventata oggetto di dibattito e polemiche anche prima del pronunciamento della commissione tributaria regionale perché la sua abolizione avrebbe dovuto avvenire già anni fa. Il balzello, come era stato prontamente etichettato, è stato introdotto nel 1995 come estensione del dpr sulla "Disciplina delle tasse sulle concessioni governative" ai telefonini in abbonamento, all'epoca considerati "beni di lusso". Ma l'adozione nel 2003 del Codice delle comunicazioni elettroniche, che recepiva le direttive comunitarie sulla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni, aveva di fatto abrogato la norma, tant'è che il governo nel 2007 si era impegnato a cancellare la tassa. Tuttavia, considerata l'entità del gettito che garantiva (750 milioni di euro all'anno), la decisione era stata rimandata a data da destinarsi.
I primi risultati delle richieste di risarcimento
Stando a quanto dichiarato da alcuni utenti, ci sarebbero dei gestori telefonici che hanno recepito le sentenze della commissione tributaria del Veneto e hanno già cancellato la tassa di concessione governativa dalle voci di spesa sul conto che recapitano ai loro abbonati.
Il parere delle imprese: il rimborso potrebbe non essere concesso
Di rimando però Assotelecomunicazioni-Asstel, l'associazione di Confindustria che riunisce le compagnie telefoniche, fa notare che la decisione della commissione tributaria riguarda un'amministrazione pubblica (cioè,gli enti locali) e non i cittadini: in altri termini, la sentenza non sarebbe interpretabile in via estensiva anche per i privati. I rappresentanti delle imprese affermano quindi che gli operatori di telefonia mobile, in quanto "meri ausiliari della riscossione" e obbligati a pagare la tassa all'erario, continueranno ad applicare la tassa ai privati a loro volta. In base a questa prospettiva, quindi, il rimborso richiesto dagli utenti potrebbe anche non essere concesso.

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